Albo Pretorio on line

 Albo Pretorio on line

Servizio Autolettura Contatori

Servizio Autolettura Contatori

REI - Reddito d'Inclusione

REI - Reddito d'Inclusione

D.Lgs. n.33 del 14/03/2013

 Amministrazione Trasparente

SUAP

Sportello Unico per le Attività Produttive

Con tale link si assolve all’obbligo di pubblicazione della nuova modulistica edilizia unificata e standardizzata

Moduli unificati per l'edilizia

Moduli unificati per l'edilizia

Web Gis

Web Gis

Accessibilita'



questo sito e' conforme alla legge 4/2004

Il Ventennio fascista e la Seconda Guerra mondiale

Il Movimento dei fasci venne fondato da Benito Mussolini a Milano il 23 marzo 1919. A Campana il movimento prese subito piede nello stesso 1919, facendosi notare nelle elezioni amministrative del 1920, che videro, comunque, l'affermazione della lista socialista di Domenico Machera.

Le due fazioni, mosse da interessi diversi, non tardarono a far scoppiare tra loro contrasti e lotte anche violente. Si è accennato ai disordini del 1921, che portarono allo scioglimento dell'amministrazione Machera da parte del Prefetto. Questi, nel riferire al Ministro dell'Interno sulla consistenza del movimento fascista nella provincia di Cosenza scrisse che "i fascisti non hanno un gruppo provinciale, ma soltanto una decina di sezioni, in vari comuni della provincia, Corigliano, Crosia, Rossano, Campana, Rende, Falconara Albanese, Cosenza, S. Lucido e qualche altro. C'è un rappresentante regionale, certo Dottor Guerrisi, che risiede a S. Lucido". A riguardo delle frequenti risse tra socialisti e fascisti, il Prefetto, nel citato rapporto, aggiunge: "in questo momento in un solo comune esiste ancora (siamo a tre mesi dalle elezioni) una certa tensione di anime, e cioè a Campana, ove l'amministrazione è socialista e dove ho dovuto mandare un Commissario Prefettizio a reggere temporaneamente il comune per togliere esca alle continue guerriglie tra i due partiti; mentre poi da qualche tempo ho fatto proposta di scioglimento dell'Amministrazione comunale per ragioni di ordine pubblico e per definire la contesa con un appello agli elettori". In effetti, qualche giorno dopo, il 27 agosto, come è stato ricordato, l'amministrazione Machera venne sciolta, ma le beghe e le lotte continuarono come e peggio di prima. Ben 14 socialisti e nessun fascista vennero arrestati e accusati di associazione a delinquere. Il Tribunale di Rossano ne assolse 12, difesi dagli avvocati Muzio Graziani, Francesco Tocci e Raffaele Scarnati; gli altri 2 (Nicola Grano, detto Garruba, e Luigi Madera, Fagagetto) furono assolti dalla Corte di Appello di Catanzaro. La sentenza assolutoria esasperò i fascisti che decisero di sopprimere l'ex sindaco Machera mentre questi si trovava in casa di Francesco santoro (Maccarrone). Avvertito in tempo, si salvò allontanandosi travestito da donna. Un'altra spedizione punitiva venne fatta contro l'ex convento di S. Antonio, dove si erano riuniti in assemblea socialisti e comunisti. Così racconta l'episodio Machera, uno dei protagonisti:

"Ci riunimmo circa in 400 per discutere sull'andamento e il bilancio della Cooperativa. Col presentimento di essere molestati dalla polizia, avvertii tutti gli intervenuti dell'opportunità, se qualcuno avesse addosso delle armi, di spogliarsene per non essere sorpreso dagli sguerri. Infatti, subito dopo, li vedemmo uscire dalla Caserma a noi di fronte. Quando giunsero alla curva dell'Affacciante, quel nostro gregge, che avevo esortato di rimanere saldo e compatto, scappò per la campagna come una lepre inseguita dai cani. Rimanemmo immobili sul posto appena 14 compagni. Perquisiti dal Commissario con altri 12, fummo trovati inermi, ad eccezione di Santoro Giovanni (Maccarrone), il quale, rasasi la barba, aveva dimenticato di avere in tasca il rasoio per cui fu arrestato e condotto in carcere. Per questo fatto fummo tutti denunziati a norma dell'art. 247 del vecchio C. P. che prevedeva la pena da tre mesi ad un anno di reclusione e con la multa da lire 50 a 1000 che nel nostro caso non fu applicabile".

Senza nulla togliere al valore della testimonianza, sarebbe stato interessante leggere qualche cronaca di segno opposto per avere un quadro più oggettivo delle vicende. Di fatto, comunque, la vita nel paese andava diventando sempre più intollerabile. Del resto gli anni 1919-21 sono stati anni di difficili rapporti dappertutto, per cui Campana non poteva uscire dal coro. Sul piano politico, poi, Campana nel 1921 deve sopportare il duplice appuntamento delle elezioni provinciali e comunali. Le prime si svolsero poco prima dell'estate e portarono all'elezione del socialista Avv. Muzio Graziani, che ebbe la meglio sull'Avv. Giovanni Santoro di Campana, appoggiato dalle destre. Nelle elezioni amministrative, invece, si ribaltarono le posizioni perchè si affermò la lista di destra capeggiata dal Dott. Raffaele Masci, che venne eletto sindaco a danno di Machera. La nuova situazione servì a portare in paese un pò di calma, dopo le precedenti escandescenze. Intanto nel dicembre 1923, ad iniziativa del sindaco Saverio Manfredi, Campana aderiva alla federazione provinciale dei Comuni fascisti costituita a Cosenza e qualche mese dopo, il 22 maggio 1924, il Consiglio Comunale, riunito in seduta ordinaria, deliberava di concedere la cittadinanza onoraria a S. E. Benito Mussolini. Questo il testo della delibera: "Il Consiglio Comunale, inneggiando al Fascismo e all'Italia, con voti unanimi delibera di conferire come conferisce la cittadinanza onoraria di Campana a S. E. Mussolini, dando mandato al Presidente di comunicargliela telegraficamente". In un articolo del 1938 a firma di Egidio Campana sulle vicende di questo periodo leggiamo:

"Ai tempi nostri Campana può annoverarsi tra uno dei primi paesi fascisti. Così come i nostri antichi seppero sterminare gli usurpatori, anche i campanesi, quando predominava la gazzarra rossa, e precisamente nel 1920, seppero lottare e vincere gli scalmanati e ristabilire l'ordine. In un solo giorno vi furono undici feriti a colpi di manganello, ma in seguito Campana intera divenne patriottica e fascista al cento per cento come si mantiene oggi e resterà sempre".

I tempi e le persone erano davvero cambiate. Il ventennio fascista era iniziato in piena regola.


1. Il governo del Podestà
In forza del D. R. del 7 luglio 1926, Francesco (don Ciccio) Sangiovanni venne nominato Podestà. Il 15 luglio successivo prestò giuramento davanti al Prefetto di Cosenza, per poi insediarsi il giorno dopo nel suo ufficio nel Municipio di Campana, dopo aver ricevuto le consegne dal sindaco Saverio Manfredi. Nel pieno dei poteri, di cui il segretario comunale Silvestro Vena informò telegraficamente il Capo del governo, il Prefetto, il Sottoprefetto e la Federazione Provinciale Fascista di Cosenza, il Podestà assunse come primi provvedimenti la pavimentazione delle strade interne e la revisione dei prezzi della rete fognaria affidate entrambi all'Ing. Giulio Nicola Santoro. Il nuovo progetto venne vistato dal Genio Civile il 24 settembre 1928 per essere mandato in appalto nel 1932. Direttore dei lavori fu ovviamente il Santoro, mentre l'appalto venne assunto dall'impresa Luigi Giovanni Lanza di Cosenza. Assistente ai lavori per conto del Comune fu Domenico Machera. La consegna dei lavori, prorogata diverse volte, si ebbe nel 1934. In precedenza, nel 1931, la via principale che collega i rioni Castello e Croci aveva mutato denominazione da Via Vittorio Veneto, nell'attuale Via Roma. Altre iniziative di vita amministrativa, inoltre, sono degne di nota. Abbiamo già accennato al collaudo del nuovo Cimitero nel 1932.
Già nel 1926, comunque, il Podestà Sangiovanni lo aveva dotato di un Regolamento per la concessione di terreno per la costruzione di cripte, tombe e cappelle. L'anno successivo dispose la concessione della cittadinanza onoraria al Ministro dei Lavori Pubblici Giovanni Giurati; nel 1933 destinava a campo sportivo il piazzale antistante l'ex convento S. Antonio. Significativa per le possibili prospettive di lavoro è stata ancora nel 1933 la concessione in fitto del piano terra dell'ex convento dei Riformati alla ditta Ghislanzoni da Morbegno (Valtellina) da destinare all'impianto di una piccola fabbrica per la lavorazione dei funghi, erbe aromatiche e medicinali, olive in salamoia, fragole, mirtilli e altro. L'iniziativa sembrava promettere, per cui l'anno successivo la concessione venne prorogata per altri 3 anni. Difficoltà intervenute, però, fecero fallire il progetto e l'attività venne chiusa subito dopo. In questi anni le condizioni generali di vita erano difficili. La mancanza di lavoro e l'indisponibilità di risorse rendevano la situazione critica e preoccupante. Bastò la nuova tassa di famiglia ("focatico"), ironicamente detta "tassa e du zappunu" (tassa della zappa) per far scoppiare una sommossa popolare. Approfittando della processione di S. Giuseppe (19 marzo ) del 1933, alcune persone inveirono contro la tassa, il fascismo e lo stesso Podestà, che nell'occasione si buscò qualche schiaffo, per fortuna senza conseguenze per nessuno. Una parola, infine, sulla vicenda della condotta medica. Nel settembre 1933, in attesa di regolare concorso, Sangiovanni nominò medico condotto provvisorio il Dott. Giuseppe Montagnese di Crucoli. Questi, però, rinunciò all'incarico per ragioni di famiglia. Al suo posto, sempre in attesa di concorso, nominò il Dott. Antonio De Sessa di Mariano, anche lui di Crucoli. Espletato il concorso, ne uscì vincitore il campanese Dott. Francesco Spina di Filippo, a cui venne destinato un compenso lordo di £. 7000 annue e di una indennità, anch'essa annua e lorda, di £. 1000. Successivamente il Dott. Spina si trasferirà alla condotta medica di Umbriatico, per cui nel luglio 1936 a Campana sarà nominato il Dott. Francesco Nicita, da Sangineto.
Tra il 1936-38, per la partecipazione del Sangiovanni alla campagna di guerra in Africa Orientale, il Comune venne amministrato dai Commissari Prefettizi Guglielmo Quartucci, Pasquale Santoro e Pasquale Manfredi. Il primo, Guglielmo Quartucci, originario di Celico, si era trasferito a Campana dopo che il padre Luigi, intorno al 1920 aveva acquistato dai Morelli la Fiera della Ronza. A Campana fu prima Segretario politico del Fascio e poi Commissario tra maggio e novembre 1936. Tra i provvedimenti da lui adottati si ricordano la nomina del Dott. Nicita a medico condotto e l'incarico all'Ing. Antonio Scafoglio di Bocchigliero "per un progetto per la ricerca di acqua alla sorgente originaria e la sua immissione nell'acquedotto". Uomo retto, sembra che si sia dimesso dalla carica "non sapendo sopportare la corruttela del sistema", per cui fu sospettato di antifascismo. Al suo posto venne nominato il Not. Pasquale Santoro, che aveva già amministrato il Comune in qualità di sindaco tra il 1902-1918. Fu Commissario Prefettizio dal 14 novembre 1936 al 27 dicembre 1937. Di rilievo c'è da ricordare il suo intervento nel novembre 1936 con cui, "in considerazione della distanza tra i Comuni di Campana e Bocchigliero e la Stazione (ferroviaria) di Campana ed in considerazione che l'impulso avuto dalle industrie in questi comuni abbisognano di celeri collegamenti", si faceva voto presso il Governo centrale perchè venisse ricuperato e realizzato il tratto di strada Casello Montagna - Mandatoriccio". Il tratto di strada in parola sarà poi realizzato una decina di anni dopo. Il 28 dicembre 1937 nuovo Commissario Prefettizio è l'Avv. Pasquale Manfredi, che vi rimase fino ai primi di maggio del 1938, quando, rientrato dall'Africa, Francesco Sangiovanni riprese la carica di Podestà, mantenendola fino all'aprile 1941. Da segnalare nel settembre 1938 lo scioglimento della Cooperativa Agricola, sorta nel 1920 ad opera di Machera. Così è detto nella delibera:

"Visto che la Cooperativa Agricola fra contadini, sorta in questo Comune nel 1920, in seguito all'avvento del Fascismo ha cessato ogni sua attività ed ogni scopo di essere; Ritenuto che al momento attuale esiste un libretto postale n. 01112 (21/24) intestato alla Cooperativa Agricola fra contadini di Campana, rappresentata dal Cassiere Signor Ferraro Domenico, con una situazione a tutto il 15 luglio 1935 di £. 2013. Ritenuto che nessuna persona reclama detta somma e che il Sig. Ferraro Domenico di motu proprio ha consegnato il libretto suddetto all'Ing. Giulio Nicola Santoro perchè la somma depositata sia devoluta in favore al Monumento ai Caduti di questo Comune; Considerato che ancora questo Comune manca del Monumento che tramandi alla posterità la memoria dei suoi prodi Caduti per la grandezza della Patria e che a tale scopo può benissimo evolversi la somma giacente sul detto libretto postale. Ritenuto infine di doversi dichiarare sciolta la Cooperativa Agricola fra i contadini di Campana a tutti gli effetti di legge. Delibera di chiedere a S. E. il Prefetto della Provincia il decreto che dichiari sciolta a tutti gli effetti di legge la Cooperativa Agricola fra i contadini di Campana, nomina un amministratore delegato che in nome della disciolta Società ritiri la somma depositata sul libretto n. 01112 (21/24) intestato alla Cooperativa suddetta e la versi con tutti gli interessi maturati e maturanti a favore del Comitato pro erigendo Monumento dei Caduti di Campana".



Una parola, prima di concludere, sui confinati politici che tra il 1939-42 vennero trasferiti a domicilio coatto a Campana. Complessivamente raggiunsero il numero di 46, di cui 25 ebrei provenienti, tra il 20 maggio ed il 9 giugno 1941, dal campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Da un fascicolo specifico conservato nell'Archivio Comunale, ricaviamo l'elenco completo e dettagliato dei confinati. Da Ferramonti , in particolare, vi vennero trasferiti: Kuschlin Sonja in Merzer di Kusil (Lituania); Weinstein Marta in Salomone (Vienna); Gruenwald Fanny in Hauben di Schaja (Polonia); Hauben Ruth Sara di Salomone (Germania); Hauben Sonja di Salomone (Milano); Feldman Maria in Kron di Massimiliano (Ungheria); Lindner Adel in Feldmann; Wasser Ruth in Lenk di Julius (Vienna); Fuerst Enzo di Leo (Vienna); Handelsmann Bruno di Filippo (Vienna); Handelsmann Ermanno di Bruno (Vienna); Kauber Sonja di Iosef (Lipsia); Spektorow Rachele in Kauber di Iacob (URSS); Lederer Hans di Iulian (Vienna); Salzer Edmund di Emilio; Kellmer Robert di Guglielmo; Littmann Dorothea in Rubel; Rubel Moritz di Simon; Rubel Walter di Moritz; Sass Ernst Israel di Samuele; Rottenberg Ema di Sigmund (Vienna); Sass peter di Ernst (Milano); Schuler Augusta in Sass di Schulim.
A questo elenco, oltre a Merzer Iacob, marito della menzionata Kuschlin Sonja e alla figlia Merzer Ivonne, occorre aggiungere i confinati politici di nazionalità italiana: Gardelli Ines; Tafuri Guglielmo; Gauaitoli Umberto; Borgognini Adriano; Ierinò Giuseppe Carmelo; Poverelli Marco; Veronesi Nello; Armiliato Ernesto; Altini Domenico detto Mario; Anticoli Samuele; Nicastro Giuseppe; Tiglio Dante; Di Segri Ugo; Ceccotti Giulia; Tosi Mario; Serafini Pietro Antonio; Circiello Donato; De Santis Orlando; Cozzolino Pietro; Mancini Paolo; Baruzzo Giuseppe. Ciò che colpisce in questa vicenda è che degli internati provenienti da Ferramonti non resta traccia nella memoria viva dei contemporanei. Eppure, ad essi il Comune ha dovuto garantire vitto e alloggio. Fa eccezione Giulia Ceccotti, ebrea italiana nata a Roma il 4 settembre 1886. Per essa, nel maggio 1942, il Comune ha dovuto erogare un contributo di £. 154.65 per essere accompagnata a Cosenza.

 



Concludiamo ricordando che tra il 1941-43 al Podestà Sangiovanni succedono i Commissari Prefettizi Cav. Pasquale Santoro (marzo-aprile 1941), Saverio Manfredi (9 aprile 1941-28 novembre 1942), Eugenio santoro (dicembre 1942-8 settembre 1943), che svolsero esclusivamente ordinaria amministrazione. Tra i provvedimenti presi dal Santoro ricordiamo la deliberazione di munire il paese di un mattatotio comunale, opera rimasta irrealizzata. L'8 settembre 1943, firmato l'armistizio, il Fascismo venne dichiarato finito. Contestualmente Aldo Arcieri venne nominato Commissario Prefettizio del nuovo corso politico.

2. L'Asilo Infantile "Roberto Migliacci"
L'idea di dotare Campana di un Asilo Infantile era stata avanzata fin dal 1922 dall'arciprete Andrea Volpe, che allo scopo aveva costituito un Comitato operativo. L'opera in verità era più ambiziosa perchè oltre all'Asilo prevedeva un Orfanotrofio, un Ospizio di Mendicità e un Ospedale. Entusiasta per un'opera di così alto valore sociale, la popolazione campanese non fece mancare la collaborazione. Intanto, il 2 novembre 1922, con atto del Not. Pasquale Santoro, Leonardo Cerenzia faceva donazione all'Arcivescovo pro tempore Giovanni Scotti "di un fondicciuolo di natura pascolo con alberi di pero, sito nei pressi di Campana, limitante con gli eredi di Manfredi Lorenzo, fabbricato Parise, Bruno Filippelli ed altri fini. Tale donazione del valore di £. 900 fu fatto allo scopo di potere, sul suolo, edificare una casa per asilo d'infanzia ed altre istituzioni di Beneficenza". Mons. Scotti accettava la donazione con atto del Not. Pietro Longo di Rossano del 15 agosto 1923, per cui non ci furono più ostacoli alla costruzione dell'istituto. In breve venne raccolto materiale edilizio per 1500 metri cubi di pietra, 700 quintali di calce e montagne di sabbia. In attesa di reperire i fondi necessari, il terreno veniva dato in fitto per 9 anni a Giovanni Parise per un canone annuo di £. 25 con esclusione della parte di terreno già spianata per l'Asilo. Nel contratto venne previsto che lo stesso sarebbe stato "sciolto di diritto non appena l'Arcivescovo sarà in condizioni di intraprendere i lavori". Malgrado il buon avvio, il progetto restò irrealizzato perchè nel frattempo D. Andrea Volpe lasciava Campana, per trasferirsi a Taranto. Il successore D. Giovanni saraceno (1924-26) non portò avanti l'iniziativa. Sarà poi D. Roberto Migliacci, nominato nel 1926 economo curato di Campana, a riprendere il progetto, ripiegando, però, sul solo Asilo Infantile da costruire non più ex novo in località Calvario, ma sui ruderi dell'ex convento domenicano, attiguo alla chiesa di S. Domenico. Allo scopo, nel dicembre 1926, presentò istanza al Podestà Francesco sangiovanni, il quale, assistito dal Segretario comunale Silvestro Vena, il 5 febbraio successivo così deliberava a favore del sacerdote:

"Letta l'istanza di questo Economo curato Ins. Migliacci Roberto, tendente ad ottenere la concessione dell'ex convento di S. Domenico, di proprietà di questo Comune, allo scopo di riattarli e conseguentemente adibirli ad Asilo Infantile; Ritenuto che lo scopo prefissosi dal sullodato Sacerdote merita di essere preso e tenuto nella massima considerazione, inquantoche una istituzione simile riesce sempre vantaggiosa per lo sviluppo morale, civile e sociale di una comunità lontana dai centri popolati; Ritenuto infine doveroso subordinare la concessione al fatto che i ruderi in parola dovranno servire esclusivamente e semplicemente per l'Asilo Infantile, e che se un tempo gli scopi di tale istituzione e cioè l'educazione morale ed intellettiva dei figli del popolo, dovessero venire a mancare, i locali, riattati e nelle condizioni in cui troveransi, dovranno continuare a rimanere di proprietà del Comune. Vista la legge provinciale e comunale; coi poteri del Consiglio delibera di far luogo, alle condizioni sopra stabilite, alla concessione al Signor Migliacci dei ruderi dell'ex convento di S. Domenico, allo scopo di riattarli e destinarli a locali per l'Asilo Infantile. Letto, approvato e sottoscritto. Il Podestà Sangiovanni Francesco. Il Segretario Vena Silvestro".


Senza altri indugi, D. Roberto provvide a formare un Comitato pro Asilo, di cui, oltre a lui nella qualità di presidente, fecero parte il giudice Bonaventura Mammone, il cav. Pasquale Santoro, il farmacista Lorenzo Spina, l'Ing. Nicola Giulio Santoro, Guglielmo Quartucci, Alberto Santoro, Enrico De Martino, Anselmo de Martino, Silvestro Vena, Eugenio Santoro, Domenico Cerenzia, Giuseppe Patera, Giuseppe De Martino, Domenico Machera, Leonardo Cerenzia, Francesco Ioverno, Rocco Capocasale, l'Avv. Giovanni Santoro, Francesco Sangiovanni, Pietro Saraceno, Giuseppe Manfredi, il Dott. Filippo Spina, l'Avv. Carlo De Martino, Saverio Manfredi, Alfonso Ausilio. Approntato il progetto in poco meno di due mesi dall'Ing. Nicola Giulio Santoro, si lavorò contestualmente a reperire fondi finanziari. Per prima cosa D. Migliacci, con atto del Not. Pasquale Santoro del 23 marzo 1927, ottenne da Leonardo Cerenzia la facoltà di poter utilizzare diversamente il terreno da lui donato all'arcivescovo pro tempore Mons. Scotti ad esclusivo scopo di realizzarvi le opere assistenziali progettate da D. Andrea Volpe. A suo merito, consentì " di rendere libero il fondicciuolo da qualsiasi condizione e lasciare a piena libertà il donatario". Messo all'asta, il terreno venne ripartito in 8 lotti da aggiudicarsi ai migliori offerenti sulla base di £. 1 per metro quadro. L'asta fruttò una somma di £. 7815, che consentì l'avvio dei lavori. L'esigua somma di partenza venne via via sostenuta da una catena di solidarietà che coinvolse non solo i campanesi, ma anche personalità esterne. Oltre al contributo annuo di £. 1200 disposto dal Podestà Sangiovanni, fino al 1932 ricordiamo tra gli altri i sussidi fatti pervenire da Umberto di Savoia, principe di Piemonte (£. 200), il Ministro dell'Interno (£. 1500), il Convitto-Seminario di Rossano (£. 120), Armida Barelli di Milano (£. 25), Mons. Orazio Mazzella, arcivescovo di Taranto e già di Rossano (£. 20), il marchese Vincenzo Martucci di Rossano (£. 95), la S. Sede (£. 300), la marchesa Nicoletta Martucci (£. 25), il barone Maurizio De Rosis di Rossano (£. 10), la baronessa Amarelli (£. 5), il Ministero dell'Educazione Nazionale (£. 799), Congregazione di Carità di Campana (sussidi vari per £. 2240), S. Maestà il Re (£. 400), l'arcivescovo Domenico Marsiglia (per il 1932 £. 100), il Patronato Scolastico di Campana (per il 1932 £. 200). Allo scopo di reperire fondi, D. Roberto non lasciò nulla di intentato. Nel 1930 dal Questore di Cosenza ottenne la licenza ad aprire un Cinematografo, i cui utili netti venivano automaticamente devoluti a favore dell'Asilo. Dalla contabilità, per esempio, risulta che nel 1931 gli utili furono £ 3129;78; nel 1932 calano a £. 254.90; nel 1933 sono 442.70. Dal riepilogo della contabilità presentata da D. Migliacci al Comitato nel dicembre 1931 risulta che a fronte di £. 69.723.78 di entrate varie, vi erano state £. 122.807.16 di uscite, con un passivo di £. 53.038.38. La situazione non migliora negli anni immediatamente successivi: nel 1932 il passivo annuale è di £. 13.350.75 e nel 1933 aumenta a £. 18093.50. Malgrado le grosse difficoltà finanziarie, comunque, il coraggio non venne mai meno. E la Provvidenza fece il resto, per cui l'opera venne comunque completata ed inaugurata nell'anno scolastico 1931-32. A dirigere l'Asilo vennero chiamate le Piccole Operaie dei Sacri Cuori, fondate nel 1894 ad Acri da Mons. Francesco M. Greco e da Sr. Maria Teresa De Vincenti. La prima Superiora fu Sr. Giulia, coadiuvata da Sr. Eustella e Sr. Virginia. Nel 1932-33 al posto di Sr. Virginia vi è Sr. Olimpia; l'anno dopo la piccola comunità è tutta rinnovata: vi è Superiora Sr. Demetria Pancaro, a cui si aggiungono le suore Candida, Bernardetta e Basilia. L'Asilo Infantile è ormai una realtà, per cui, allorquando nel 1934 l'arcivescovo Marsiglia chiede a D. Roberto Migliacci di trasferirsi a Corigliano, l'istituto può continuare a scrivere la sua storia fatta di benemerenze e meritoria dedizione cristiana. Dedicato inizialmente a "Maria SS. Immacolata", l'opera ad iniziativa dell'Amministrazione Comunale sarà poi intitolata al suo fondatore dopo la sua morte, intervenuta nel 1946.

3. La Cassa Rurale
Costituita il 13 settembre 1920, la Cassa Rurale di Campana venne iscritta nel registro delle società del Tribunale di Rossano il 23 febbraio 1921, al n. 1. Inizialmente non ebbe alcun sacerdote nel suo direttivo, per cui probabilmente lo stesso D. Carlo De Cardona chiese all'arcivescvo Giovanni Scotti "di voler permettere che un sacerdote del paese accetti una carica nella Cassa, perchè questa non rimanga laica nel fatto". La mancanza di un sacerdote nel direttivo fu forse dovuto al fatto che in quegli anni operava a Campana solo D. Andrea Volpe, che probabilmente avrà declinato l'invito. Nel 1933 vi è presidente già da qualche anno Ernesto Ausilio. Questi, il 1° giugno di quell'anno, in esecuzione di una deliberazione della Cassa del 24 maggio precedente, riceve le dimissioni del Cassiere, Dott. Lorenzo Spina, nominandovi poi in sostituzione il Prof. Eugenio Santoro. Il Verbale di consegna, molto dettagliato, ci consente di avere un'idea del volume di operazioni che l'Istituto svolgeva. Tra il materiale consegnano figurano:
1. due Registri giornalieri di Cassa: uno sulla situazione di cassa fino al 31 dicembre 1932; l'altro, regolarmente bollato, dal 1° gennaio a tutto il 31 maggio 1933, da cui risulta che esistono in cassa £. 1443.12, somma che viene consegnata al Santoro;
2. una ricevuta della Cassa Rurale Federativa di Cosenza dell'8 luglio 1932, da cui risulta un credito della Cassa di Campana di £. 1953.97;
3. il Libro dei soci, in bianco; il Registro delle deliberazioni; un Registro di Cassa non bollato e in bianco; il Registro scadenzario; un Prontuario per il calcolo degli interessi; Ricevute per tasse pagate; la Cassaforte marca Fumeo Enrico; un tavolo; un etagér.
La Cassa Rurale, con bilancio attivo, continuò ad operare ancora per qualche anno. Venne sciolta dall'assemblea dei soci il 30 giugno 1935, cui seguì, il 28 giugno 1936, la liquidazione finale. Ai soci toccò un dividendo di £. 1557 ciascuno.

4. I caduti della seconda guerra mondiale
Prima di entrare nel merito della guerra 1940-43, è opportuno aprire una parentesi sulle campagne d'Africa del 1935-38, a cui non mancò il contributo dei campanesi. L'idea di rimettere piede in Africa con fini espansionistico-coloniali fu di Mussolini, il quale riprese l'antico disegno di occupare l'Etiopia, troncato dalla sconfitta-massacro subita dall'Italia ad Adua nel 1896, ignorando del tutto che ormai faceva parte della Società delle nazioni e perciò inattaccabile. Auspice l'Inghilterra, le grandi potenze misero l'Italia sotto accusa ed il 18 novembre 1935 votarono ai suoi danni severe Sanzioni Economiche. Senza lasciarsi minimamente intimorire, il maresciallo Badoglio proseguì la campagna di conquista e nel giro di 7 mesi (1935-36) occupò l'Etiopia invadendo Addis Abeba. Tra i campanesi che parteciparono alla campagna di Etiopia si ricordano tra gli altri Pasquale Ausilio e Francesco Sangiovanni. Il primo, rimpatriato dopo la caduta di Addis Abeba, volle poi ritornare in Etiopia per lavoro, andando a sistemarsi a Dessie. La scelta gli fu fatale perchè i ribelli il 14 aprile 1937 lo uccisero per odio contro l'Italia. Il secondo, Sangiovanni, lasciato l'incarico di Podestà, tra il 1936-38 partecipò alla campagna di Etiopia come 1° centurione del 363° battaglione CC.NN.. Il 17 gennaio 1938 era presente alla battaglia di Assaghirt distinguendosi per valore e meritando la Croce di guerra con la seguente motivazione: "Comandante del 2° battaglione di una colonna mista veniva improvvisamente attaccato sui due fianchi ed a tergo da notevoli forze ribelli mentre con lo scaglione ai suoi ordini attraversava una zona particolarmente difficile e dominata. Con ammirevole serenità, sprezzo del pericolo e decisione occupava di slancio opportune posizioni dalle quali, con precisi tiri di mitragliatrici controbatteva e fugava il nemico attaccante infliggendogli gravi perdite". L'entrata in guerra nel 1940 a fianco della Germania fu per l'Italia una grande iattura sia per l'amara sconfitta subita, sia soprattutto per l'alto costo in vite umane pagato. Non ci fu campagna (Africa, Francia, Albania, Grecia, Russia, ecc.) in cui non ci fossero impegnati anche tanti giovani campanesi. E dovunque è rimasto il segno del sangue versato, della sofferenza profusa, delle umiliazioni sopportate da chi almeno ha avuto salva la vita. Tra i dispersi e caduti ben 32 sono i nostri eroi, che doverosamente segnaliamo. Tutti, anche i reduci, andrebbero ricordati alla pubblica attenzione. noi ci limitiamoqui a fare memoria di quelli che nel conflitto persero la vita perchè caduti o dispersi. Eccoli in ordine alfabetico:
1. Aiello Umberto . Sergente, cadde nel canale di Sicilia inabbisandosi con la nave il "Conte Rosso" il 24 maggio 1941. Era nato il 14 marzo 1919.
2. Affatato Domenico Francesco . Soldato. Nato il 22 dicembre 1912, cadde a Tobruk in Cirenaica il 21 novembre 1941.
3. Ammannato Antonio . Soldato. E' morto nell'Ospedale Militare per le ferite riportate in guerra il 31 luglio 1942. Era nato il 14 maggio 1890.
4. Aprigliano Giuseppe Leonardo . Soldato. Cadde in Grecia a Scagliari il 28 febbraio 1943. Era nato il 28 marzo 1909. I suoi resti mortali successivamente restituiti, riposano nell'Ara dei caduti nel cimitero di Campana.
5. Benevento Andrea . Soldato. Nato il 14 giugno 1923, è morto il 13 giugno 1945 nell'Ospedale Militare di Chiaravalle Centrale (Cz) per le ferite di guerra.
6. Comite Ubaldo . Originario di Pietrapaola dove era nato il 15 maggio 1918, cadde a Rikovo l'11 dicembre 1941. Sottotenente dell'81° Fanteria-Torino, si era distinto sul fronte russo nella battaglia di Gorianowsskije il 28 settembre 1941 meritando la medaglia di bronzo al v. m. con la motivazione: "In una situazione particolarmente delicata, ricevuto l'ordine di attirare sul suo reparto l'attenzione del nemico, con veloce movimento piombava alle spalle dell'avversario e con improvvisa azione di fuoco ne spezzava le linee. Assalito da ogni lato si asserragliava col proprio plotone in un abitato, riuscendo ad arginare validamente la pressione dell'avversario e concorrere quindi con altre aliquote del battaglione a catturare numerosi prigionieri".
7. Cosenza Pasquale . Bersagliere. Nato il 29 dicembre 1907, cadde sul fronte albanese-iugoslavo (non in Grecia) sul Monte Tatuit Kukpalai il 10 aprile 1941 conquistando la medaglia di bronzo al v.m. con la motivazione: " Volontario di guerra, già distintosi in precedenti combattimenti per elevato sentimento del dovere e sprezzo del pericolo, durante un violento attacco nemico, circondato con alcuni compagni da forze superiori incitava i camerati alla resistenza ed impugnato un fucile mitragliatore si lanciava animosamente contro gli avversari per aprirsi un varco. Nell'ardimentoso atto, colpito a morte da raffiga di mitragliatrice, valorosamente cadeva sulla sua arma".
8. Grano Domenico . Sergente. Nato il 7 marzo 1919, è morto nell'Ospedale Militare di Napoli il 7 agosto 1944 per ferite di guerra.
9. Grilletta Domenico . Sergente. Rimpatriato per le gravi ferite riportate in guerra, morì a Campana il 25 settembre 1943. Era nato il 13 dicembre 1919.
10. Lerose Tommaso . Soldato. E' caduto ad Oristano il 31 gennaio 1944 a guerra ufficialmente finita. Era nato l'11 giugno 1923.
11. Lautieri Michele . Caporal maggiore, cadde in Libia a Sirte il 18 maggio 1941. Era nato il 3 novembre 1917.
12. Marinaro Giuseppe Domenico . Soldato. Cadde a Monastero il 13 aprile 1941. Era nato il 12 gennaio 1913.
13. Marino Giovanni . Soldato. Cadde in Russia il 7 giugno 1943. Era nato il 3 maggio 1920.
14. Olivieri Antonio . Soldato. Caduto a Turano il 3 gennaio 1941. Era nato il 28 novembre 1910.
15. Parrotta Sabatino . Soldato. Nato il 24 settembre 1919, cadde a Tripoli il 13 maggio 1940.
16. Perri Antonio Gerardo . Soldato. Perse la vita il 4 aprile 1943 nella tristemente famosa battaglia di El Alamein in Africa Settentrionale. Era nato il 28 dicembre 1913.
17. Rossano Antonio . Soldato. Cadde in Russia a Oberlentensderf il 21 luglio 1944. Era nato il 24 marzo 1917.
18. Rotondo Saverio . Soldato. Brigadiere CC. E' morto in Germania a Kasseloh Shammerlleger il 31 marzo 1945. Era nato il 26 febbraio 1906.
19. Rovito Vincenzo . Soldato. E' morto ad Agrigento il 18 giugno 1943. Era nato il 28 settembre 1915.
20. Sciarrotta Vincenzo . Soldato. E' morto nell'Ospedale Militare di Torino il 21 dicembre 1941 per le ferite riportate. Era nato il 16 novembre 1915.
Accanto a questi 20, altri 12 soldati semplici furono dati per dispersi per non essere rimpatriati. I dispersi in Russia furono: De Luca Vincenzo (classe 1911), Chiarello Giuseppe (cl. 1919), Lerose Giovanni F. (cl. 1921), Manfredi Antonio (cl. 1917), Renzo Spartaco (cl. 1922), Sblendido Domenico Giuseppe (cl. 1918), Scigliano Vincenzo L. (cl. 1921), Sciarrotta Giuseppe (cl. 1921), Tridico Sabatino P. (cl. 1922), Tridico Salvatore (cl. 1914); nella ex-Iugoslavia risultò disperso Ioverno Luca (cl. 1910); in luogo ignoto Rossano Giovanni D. (cl. 1920).



Sono meritevoli anche altri campanesi, che per fortuna non caddero in guerra e che vennero decorati al valore militare. Si aggiungono ai caduti già segnalati.

1. Benevento Domenico . Caporal maggiore del 20° fanteria. meritò la Croce di guerra al v. m. con la motivazione: "Comandante di squadra fucilieri muoveva tra i primi alla conquista di una posizione avversaria. Nel contrattacco seguitone, accortosi che un'arma automatica si era inceppata, pur sotto il mitragliamento nemico accorreva sul posto per rimetterla in efficienza dando prova di calma e sprezzo del pericolo".

2. Romito Ettore . Tenente di fanteria, il 3 gennaio 1941 meritò a Bardia in Africa Settentrionale la medaglia di bronzo al v. m. con la motivazione: "Durante una difficile e sanguinosa azione di contrattacco conduceva il suo reparto con slancio ed audacia. Ferito gravemente continuava a combattere sino a quando esaurite le munizioni, l'acqua ed i viveri ogni resistenza diventava umanamente e materialmente impossibile".

3. Serra Giuseppe . Aiutante di battaglia 2° battaglione contraerea autonoma. Combattè in Africa Orientale meritando a Homo Bottego il 24 maggio 1941 la medaglia di bronzo al v. m. con la motivazione: "Sottufficiale addetto ad una batteria contraerea, già distintosi in precedenti azioni, durante una violenta incursione, consapevole dell'incalzante pericolo dell'esplosione delle munizioni colpite da bombe incendiarie, con esemplare sangue freddo continuava a trasmettere i dati di tiro, sostituendosi a specialisti rimasti feriti. Permetteva così la continuità della violenta reazione contraerea da consentire il ripiegamento di nostre truppe attraverso il ponte dell'Homo Bottego. Ardimentoso soldato, animato da fede e da puro ideale".

4. Spina Vincenzo . Caporale del 26° reggimento Art. di C. A., conquistò la Croce di guerra al v. m. sul fronte greco a Lago di Pogradec il 4 prile 1941 con la motivazione:" Caporale allievo operaio di batteria, in sei mesi di guerra, dimostrava coraggio e serenità, riparando spesso, sotto il fuoco nemico e sotto la neve, i pezzi inefficienti. Febbricitante chiedeva di rimanere sulla linea dei pezzi, e , mentre la batteria era contobattuta, accorreva al pezzo più esposto aiutando ed animando i serventi".

Per onorare la memoria dei caduti delle due guerre l'Amministrazione Comunale del sindaco Ernesto Funaro innalzerà nel 1978 un Monumento marmoreo, opera dell'artista...... Oltre a riprodurre i nomi di tutti i caduti, così è scritto nella lapide marmorea appostavi: "CAMPANA AI SUOI CADUTI PERCHE' DAL RICORDO DEI LUTTI PASSATI CRESCA SEMPRE PIU ' CONSAPEVOLE IL RIFIUTO E LA CONDANNA DI OGNI VIOLENZA SI RAFFORZI LA PACE E LA SOLIDARIETA' FRA I POPOLI. 26.I.1978".



Con l'occupazione degli Alleati e l'armistizio dell'8 settembre 1943 si chiudeva per l'Italia un capitolo doloroso di storia, che avremmo voluto ignorare del tutto. Con la fine della guerra e la conseguente caduta del regime fascista, aveva inizio una nuova politica che, attraverso un primo governo commissariale, porterà al Referendum popolare del 2 giugno 1946, col quale vennero sanciti il definitivo tramonto della Monarchia e la proclamazione della Repubblica. Si apriva così il difficile momento della ricostruzione civile e sociale del paese. Ed è proprio alle vicende della ripresa e della ricostruzione del secondo dopo-guerra che ci interesseremo nel capitolo che segue.
Giova, infine, ricordare alcuni campanesi che si distinsero nel Nord Italia tra i partigiani nella resistenza antitedesca.
De Marco Vincenzo . Nato a Campana il 10 luglio 1922, fu partigiano nella divisione Garibaldi-Iugoslavia dall'11 dicembre 1944 al 10 maggio 1945. Vivente a Campana.
Grillo Luigi Beniamino (Middiellu). Bracciante nato a Campana nel 1923. Aggregato a reparto tedesco in Francia, riuscì a fuggire con altri compagni congiungendosi poi con una formazione partigiana operante nella zona di Marsiglia.
Meno fortunato è stato Francesco Renzo , mio padre, che nella operazione di scioglimento dell'esercito in terra francese cadde prigioniero dei tedeschi e trasferito in Germania in campo di concentramento. Sarà liberato dagli americani alla fine della guerra.
Ioverno Angelo Pasquale . Forese di Campana classe 1913, si ritirò a Torino, dove è deceduto.
Manfredi Giovanni . Medico. Nato a Campana il 20 aprile 1890, partecipò alla lotta partigiana nella zona Polesine-Porto Tolle in Veneto col nome di battaglia "Pietro Accolti". Alla fine della guerra rimase a Porto Tolle esercitandovi la professione medica. Passò gli ultimi tempi della sua vita a Campana, dove la morte lo colse il 21 giugno 1972.
Pugliese Pietro (Pietro e Angelo). Nato a Campana il 4 giugno 1912, fu partigiano nella divisione "E.l.a.s.-Grecia" dal 1° luglio al 30 ottobre 1944. Vivente.
Rotondo Saverio . Manovale edile classe 1922, fu partigiano in Piemonte.
Scigliano Francesco . Partigiano col nome di battaglia "Athos", è nato nel 1924. Vive a Campana.
Tucci Giulio . Classe 1920. Fu partigiano dal 9 settembre 1943 al 30 novembre 1944 nella formazione "E.n.l.a.-Albania".
Urso Pasquale ("Misonna"). Classe 1923. Dopo la guerra, trasferitosi in Francia, di recente è rientrato in patria.

Comune di Campana

P. IVA 01190030781

Dichiarazione di Accessibilità

Sito ottimizzato per Mozilla Firefox e Google Chrome

I cookie aiutano a fornire servizi di qualità. Navigando su questo sito accetti il loro utilizzo.     Informazioni

HTML 4.01 Valid CSS
Pagina caricata in : 0.383 secondi
Powered by Asmenet Calabria